Sull'utilità della letteratura e del leggere libri
È un dibattito aperto da anni e ormai le risposte che ci vengono date sono innumerevoli, ma è giusto continuare a parlarne: perché leggere? La letteratura è utile? I libri hanno qualche utilità nella nostra vita?
La domanda non potrebbe essere posta in tanti modi diversi e per alcuni lettori o lettrici la risposta è che l'utilità non esiste, la letteratura è inutile e leggere lo è altrettanto. Allora io, dalla mia umilissima sedia girevole - anche molto comoda - della camera da letto ti dico la mia e ti racconto perché, secondo me, la letteratura sia ancora utile e leggere libri sia importante nella vita.
Andiamo per gradi, perché è necessario fare delle premesse e definire soprattutto alcune questioni.
È chiaro, ma è sempre meglio specificare, che quando ci chiediamo se la letteratura sia utile non si può intendere la parola "utilità" in termini di ricavo materiale dall'uso dell'oggetto libro bensì bisogna estendere la definizione ad altri contesti che rendono la questione molto più interessante e complessa.
Esistono all'incirca tre risposte standard e più comuni alla domanda posta sopra che, in qualche modo, chiariscono la definizione di utilità in questo contesto. La prima risposta è sì, la letteratura è utile perché arricchisce la propria vita, il proprio bagaglio culturale, il lessico e soprattutto l'immaginazione. In questo caso non posso che concordare con una risposta del genere, anche se a mio parere rimane un po' troppo superficiale e poco esaustiva per i "non addetti ai lavori", ovvero i non lettori.
L'arricchimento personale e l'aumento del proprio bagaglio di conoscenze - grammaticali, culturali, lessicali e via dicendo - è un passaggio al quale si giunge gradualmente e del quale si ha una piena percezione solo dopo un bel po' di pratica. Passatemi il termine, ma per me è così: leggere è una pratica - o esercizio - che ha bisogno di essere coltivata e che, come le piante più belle del nostro giardino, metterà i fiori molto lentamente. In una società come quella in cui viviamo oggi ci stiamo sempre più abituando alla velocità e all'immediatezza di informazioni da captare che riceviamo e scartiamo con estrema facilità: la presenza sempre più massiccia delle serie TV, di film e di social network ci ha abituato a prediligere l'immediatezza e, in molti casi, la mancanza di una riflessione lenta sull'informazione che abbiamo recepito. Far leggere libri, soffermarsi sulle pagine e dare la stessa importanza delle serie TV o dei film alla letteratura sembra ormai a molti un'utopia.
Andare contro a questo nuovo sistema sarebbe una follia ed è per questo che secondo me è fondamentale e necessario dare delle risposte più esaustive possibili alla domanda posta sopra, non solo per rispetto nei nostri confronti ma anche e soprattutto di chi ci pone la domanda. Altro motivo per cui una risposta emotiva come questa prima proposta può essere migliorata.
Arriviamo alla seconda risposta più comune: la letteratura e i libri sono utili perché aiutano a risolvere i problemi della vita. E' capitato a tutti di leggere qualche pagina o finire un libro e sentirsi meglio, più leggeri o propositivi verso la vita. Penso alla famosa frase tratta da uno dei film preferiti di sempre, Matilda sei mitica (a sua volta tratto da Matilda di Roald Dahl):
E' chiaro a tutti noi lettori che i libri siano anche strumenti potentissimi di aiuto in momenti poco felici o che possano funzionare come integratori o aiuto per l'umore in periodi particolarmente positivi. Mi viene in mente anche il famoso libro Curarsi con i libri di Ella Berthoud e Susan Elderkin, le quali scrivono nella prefazione che "questo libro è un manuale di medicina con qualche differenza.". Al di là della provocazione - spero sia così - l'obiettivo di questo libro è consigliare una serie di romanzi o racconti che, a seconda dell'umore del lettore, dovrebbero "lavorare sulla psiche" per migliorare la sua situazione. Ho seguito solo una volta un consiglio delle due autrici: era il caso di Nuova grammatica finlandese di Diego Marani - recensito qui sul blog - che, a loro detta, era un romanzo ideale a chi avesse "problemi di identità". Sapevo che non mi avrebbe dato le risposte alle domande che avevo e così è stato, ma il libro mi è piaciuto comunque.
Tuttavia, un ragionamento simile deve essere fatto con cognizione di causa: come è successo nel caso precedente, anche ora una riflessione su questa utilità dei libri e della letteratura rimane un po' semplicistica e oserei dire anche ingenua come il buon proposito di Curarsi con i libri. Non ci si può aspettare ingenuamente che la lettura di un libro possa magicamente risolvere al posto nostro i problemi della nostra vita. Ciò che ci si può aspettare da un libro è che ci indirizzi verso una strada che saremo noi, in seguito, a dover scrutare e decidere se è quella giusta per noi. Ma a questo punto ci arriviamo a breve.
La terza e ultima risposta alla domanda "E' utile leggere i libri e la letteratura?" è "sì, per il puro piacere di farlo". Affermazione più che legittima ma che può essere approfondita: il piacere di leggere proviene essenzialmente dalla percezione del libro o come "mezzo di intrattenimento" o "mezzo di divulgazione". Tuttavia, quest'ultimo è un aspetto che non sempre deve essere per forza associato alla letteratura, perché non è detto che essa debba avere uno scopo e quindi essere "utile" (al di là del fatto che la letteratura è letteratura e non divulgazione).
Vi ho sconvolto? Era quello che volevo. L'utilità della letteratura in senso divulgativo abbraccia degli ambiti che sono sempre stati il punto di forza per chi ha voluto far passare la lettura come esercizio necessario e obbligatorio a priori: la lettura e la letteratura sono utili per scopi morali, etici, divulgativi ed educativi. Ma non è sempre così e un ragionamento del genere non può essere così semplice e autoconclusivo.
Ce lo diceva anche Oscar Wilde con una delle frasi più famose della storia: "L'arte è inutile". Come possiamo prendere una citazione del genere da un artista? Contestualizzandola e analizzandola. Wilde mette in atto una vera e propria provocazione all'interno dell'unico grande principio della tendenza decadente dell'Estetismo, ovvero "l'arte per l'arte": altro non è che una dichiarazione di indipendenza dell'arte dagli scopi preconfezionati, ovvero quelli morali, etici, educativi e divulgativi che le erano sempre stati imposti. Se è pur vero che per Wilde e gli Estetici l'arte deve essere fruita e osservata per quello che è e per la sua bellezza, è altrettanto vero che questa fruizione "estetica" deve avvenire anche e soprattutto in termini di giudizio di gusto, di rapporto tra oggetto e soggetto (un romanzo e un lettore) ma anche trovare un significato o un'interpretazione all'opera stessa.
Ora riuniamo i punti. E' proprio nell'interpretazione e nella capacità di dare significato ad un libro che si trova il centro della riflessione sull'utilità della letteratura e di leggere libri.
Nel momento in cui si legge un libro e si dà ad esso un'interpretazione personale si attiva quell'utilità della letteratura e del leggere i libri. Per questo, essi sono utili nel momento in cui ci permettono di analizzare e interpretare un libro. Per quale motivo ciò avviene? Perché i libri pongono domande e propongono riflessioni che a loro volta ne produrranno altre analoghe o contrarie a quella proposta. Credo che l'errore più grande che si possa fare quando si legge un libro e si affronta la letteratura sia aspettarsi delle risposte. I libri non danno risposte, al massimo ne suggeriscono alcune che il lettore o lettrice saranno in grado di cogliere e rielaborare personalmente solo se la loro mente sarà aperta e disponibile a riceverle.
In breve, i libri sono potenzialmente strumenti utilissimi solo se ne si conosce l'uso e questo processo conoscitivo può avvenire solo con il tempo, leggendo pagine e pagine, fino a sviluppare quella coscienza da lettrice o lettore di cui parlavo prima.
Concludo aggiungendo che una riflessione del genere può tornare utile anche per capire come far avvicinare i non-lettori ai libri. Credere di poterli convincere con poche parole perentorie che leggere sia utile a loro, al loro animo, alla loro educazione e al loro vivere consapevolmente nel mondo è un errore di molti che spesso porta il non-lettore o la non-lettrice ad allontanarsi dalle pagine e non fare mai più ritorno.
Non ci si può aspettare che l'utilità della lettura e della letteratura venga capita in questo modo, perché bisogna concedere loro il fatto che non conoscano il mezzo o strumento-libro. Bisogna conceder loro di passare questo percorso profondamente intimo verso il piacere della lettura in modo graduale e, qualche volta, anche l'idea che possa diventare per loro un'attività secondaria e non di prima scelta.
Consigli di lettura per l'argomento:
Andiamo per gradi, perché è necessario fare delle premesse e definire soprattutto alcune questioni.
È chiaro, ma è sempre meglio specificare, che quando ci chiediamo se la letteratura sia utile non si può intendere la parola "utilità" in termini di ricavo materiale dall'uso dell'oggetto libro bensì bisogna estendere la definizione ad altri contesti che rendono la questione molto più interessante e complessa.
Esistono all'incirca tre risposte standard e più comuni alla domanda posta sopra che, in qualche modo, chiariscono la definizione di utilità in questo contesto. La prima risposta è sì, la letteratura è utile perché arricchisce la propria vita, il proprio bagaglio culturale, il lessico e soprattutto l'immaginazione. In questo caso non posso che concordare con una risposta del genere, anche se a mio parere rimane un po' troppo superficiale e poco esaustiva per i "non addetti ai lavori", ovvero i non lettori.
L'arricchimento personale e l'aumento del proprio bagaglio di conoscenze - grammaticali, culturali, lessicali e via dicendo - è un passaggio al quale si giunge gradualmente e del quale si ha una piena percezione solo dopo un bel po' di pratica. Passatemi il termine, ma per me è così: leggere è una pratica - o esercizio - che ha bisogno di essere coltivata e che, come le piante più belle del nostro giardino, metterà i fiori molto lentamente. In una società come quella in cui viviamo oggi ci stiamo sempre più abituando alla velocità e all'immediatezza di informazioni da captare che riceviamo e scartiamo con estrema facilità: la presenza sempre più massiccia delle serie TV, di film e di social network ci ha abituato a prediligere l'immediatezza e, in molti casi, la mancanza di una riflessione lenta sull'informazione che abbiamo recepito. Far leggere libri, soffermarsi sulle pagine e dare la stessa importanza delle serie TV o dei film alla letteratura sembra ormai a molti un'utopia.
Andare contro a questo nuovo sistema sarebbe una follia ed è per questo che secondo me è fondamentale e necessario dare delle risposte più esaustive possibili alla domanda posta sopra, non solo per rispetto nei nostri confronti ma anche e soprattutto di chi ci pone la domanda. Altro motivo per cui una risposta emotiva come questa prima proposta può essere migliorata.
Arriviamo alla seconda risposta più comune: la letteratura e i libri sono utili perché aiutano a risolvere i problemi della vita. E' capitato a tutti di leggere qualche pagina o finire un libro e sentirsi meglio, più leggeri o propositivi verso la vita. Penso alla famosa frase tratta da uno dei film preferiti di sempre, Matilda sei mitica (a sua volta tratto da Matilda di Roald Dahl):
" Da questi libri veniva a Matilda un messaggio di speranza e di conforto: tu non sei sola. "
E' chiaro a tutti noi lettori che i libri siano anche strumenti potentissimi di aiuto in momenti poco felici o che possano funzionare come integratori o aiuto per l'umore in periodi particolarmente positivi. Mi viene in mente anche il famoso libro Curarsi con i libri di Ella Berthoud e Susan Elderkin, le quali scrivono nella prefazione che "questo libro è un manuale di medicina con qualche differenza.". Al di là della provocazione - spero sia così - l'obiettivo di questo libro è consigliare una serie di romanzi o racconti che, a seconda dell'umore del lettore, dovrebbero "lavorare sulla psiche" per migliorare la sua situazione. Ho seguito solo una volta un consiglio delle due autrici: era il caso di Nuova grammatica finlandese di Diego Marani - recensito qui sul blog - che, a loro detta, era un romanzo ideale a chi avesse "problemi di identità". Sapevo che non mi avrebbe dato le risposte alle domande che avevo e così è stato, ma il libro mi è piaciuto comunque.
Tuttavia, un ragionamento simile deve essere fatto con cognizione di causa: come è successo nel caso precedente, anche ora una riflessione su questa utilità dei libri e della letteratura rimane un po' semplicistica e oserei dire anche ingenua come il buon proposito di Curarsi con i libri. Non ci si può aspettare ingenuamente che la lettura di un libro possa magicamente risolvere al posto nostro i problemi della nostra vita. Ciò che ci si può aspettare da un libro è che ci indirizzi verso una strada che saremo noi, in seguito, a dover scrutare e decidere se è quella giusta per noi. Ma a questo punto ci arriviamo a breve.
La terza e ultima risposta alla domanda "E' utile leggere i libri e la letteratura?" è "sì, per il puro piacere di farlo". Affermazione più che legittima ma che può essere approfondita: il piacere di leggere proviene essenzialmente dalla percezione del libro o come "mezzo di intrattenimento" o "mezzo di divulgazione". Tuttavia, quest'ultimo è un aspetto che non sempre deve essere per forza associato alla letteratura, perché non è detto che essa debba avere uno scopo e quindi essere "utile" (al di là del fatto che la letteratura è letteratura e non divulgazione).
Vi ho sconvolto? Era quello che volevo. L'utilità della letteratura in senso divulgativo abbraccia degli ambiti che sono sempre stati il punto di forza per chi ha voluto far passare la lettura come esercizio necessario e obbligatorio a priori: la lettura e la letteratura sono utili per scopi morali, etici, divulgativi ed educativi. Ma non è sempre così e un ragionamento del genere non può essere così semplice e autoconclusivo.
Ce lo diceva anche Oscar Wilde con una delle frasi più famose della storia: "L'arte è inutile". Come possiamo prendere una citazione del genere da un artista? Contestualizzandola e analizzandola. Wilde mette in atto una vera e propria provocazione all'interno dell'unico grande principio della tendenza decadente dell'Estetismo, ovvero "l'arte per l'arte": altro non è che una dichiarazione di indipendenza dell'arte dagli scopi preconfezionati, ovvero quelli morali, etici, educativi e divulgativi che le erano sempre stati imposti. Se è pur vero che per Wilde e gli Estetici l'arte deve essere fruita e osservata per quello che è e per la sua bellezza, è altrettanto vero che questa fruizione "estetica" deve avvenire anche e soprattutto in termini di giudizio di gusto, di rapporto tra oggetto e soggetto (un romanzo e un lettore) ma anche trovare un significato o un'interpretazione all'opera stessa.
Ora riuniamo i punti. E' proprio nell'interpretazione e nella capacità di dare significato ad un libro che si trova il centro della riflessione sull'utilità della letteratura e di leggere libri.
Nel momento in cui si legge un libro e si dà ad esso un'interpretazione personale si attiva quell'utilità della letteratura e del leggere i libri. Per questo, essi sono utili nel momento in cui ci permettono di analizzare e interpretare un libro. Per quale motivo ciò avviene? Perché i libri pongono domande e propongono riflessioni che a loro volta ne produrranno altre analoghe o contrarie a quella proposta. Credo che l'errore più grande che si possa fare quando si legge un libro e si affronta la letteratura sia aspettarsi delle risposte. I libri non danno risposte, al massimo ne suggeriscono alcune che il lettore o lettrice saranno in grado di cogliere e rielaborare personalmente solo se la loro mente sarà aperta e disponibile a riceverle.
In breve, i libri sono potenzialmente strumenti utilissimi solo se ne si conosce l'uso e questo processo conoscitivo può avvenire solo con il tempo, leggendo pagine e pagine, fino a sviluppare quella coscienza da lettrice o lettore di cui parlavo prima.
Concludo aggiungendo che una riflessione del genere può tornare utile anche per capire come far avvicinare i non-lettori ai libri. Credere di poterli convincere con poche parole perentorie che leggere sia utile a loro, al loro animo, alla loro educazione e al loro vivere consapevolmente nel mondo è un errore di molti che spesso porta il non-lettore o la non-lettrice ad allontanarsi dalle pagine e non fare mai più ritorno.
Non ci si può aspettare che l'utilità della lettura e della letteratura venga capita in questo modo, perché bisogna concedere loro il fatto che non conoscano il mezzo o strumento-libro. Bisogna conceder loro di passare questo percorso profondamente intimo verso il piacere della lettura in modo graduale e, qualche volta, anche l'idea che possa diventare per loro un'attività secondaria e non di prima scelta.
Consigli di lettura per l'argomento:
- Perché leggere i classici, Italo Calvino (Mondadori). Nell'introduzione, Calvino ci ricorda quanto sia importante non solo leggere i classici ma farlo secondo i nostri tempi. Seguono a questa dei saggi su vari scrittori del passato, sia lontano che recente.
- Di che cosa parliamo quando parliamo di libri, Tim Parks (UTET). Saggio provocatorio sulla letteratura e i suoi libri, ben costruito nella struttura e anche nei contenuti.
- Lezioni di letteratura, Vladimir Nabokov (Adelphi). Nell'introduzione, Nabokov esprime con una certa schiettezza la sua personale idea di letteratura e di come dovrebbero essere letti i libri per costruire una buona identità di "lettore".
- Granito e arcobaleno, Virginia Woolf (Nuova Editrice Berti). Raccolta di scritti in cui l'autrice parla non solo della sua idea di letteratura ma anche della sua personale esperienza con la lettura. Sono consigliati tutti i saggi di Virginia Woolf in cui si parla di tali argomenti, come Voltando pagina (a cura di Liliana Rampello, Il Saggiatore).
- Oltre abita il silenzio, Enrico Terrinoni. Saggio sulla traduzione della letteratura in cui si percepisce l'amore e la necessità di avere la letteratura nelle nostre vite.
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